L'affitto a canone concordato è un contratto di locazione in cui il canone non viene stabilito liberamente dalle parti, ma deve rispettare specifiche soglie stabilite dagli Accordi Territoriali.
Vediamo come funziona, qual è la sua durata, quali sono le agevolazioni e i vantaggi per proprietario e inquilino e quali saranno le novità dal prossimo anno.
Il contratto di locazione a canone concordato si può applicare ai contratti di affitto ad uso abitativo, ad uso transitorio e ai contratti per gli studenti universitari.
Si tratta di una formula conveniente per l'inquilino in quanto è caratterizzata da un canone calmierato, cioè fissato dalla legge, più vantaggioso rispetto al canone libero, che invece segue le variazioni del mercato e dipende dalle richieste dei singoli proprietari.
Il prezzo minimo e quello massimo di affitto mensile sono stabiliti da precisi Accordi Territoriali stretti fra le organizzazioni dei proprietari e quelle degli inquilini e varia in base al genere di casa e al quartiere di competenza (puoi consultare questo documento semplicemente visitando il sito del tuo Comune).
In ogni caso il prezzo è inferiore rispetto a quello del mercato libero, a fronte di una minore durata. Infatti mentre l'affitto a canone libero ha una durata di 4 anni+ 4, quello a canone concordato ha una durata di 3 anni + 2.
Quali sono i vantaggi e le agevolazioni per l'inquilino?
Come abbiamo accennato, il principale vantaggio per il conduttore che stipula un contratto di affitto a canone concordato è quello di pagare un canone inferiore a quelli normalmente applicati.
Inoltre se l'inquilino rientra nella fascia di soggetti con basso reddito gode di benefici fiscali che consistono in detrazioni sulla dichiarazione dei redditi.
L’importo di tali detrazioni è di:
- 495,80 euro se il conduttore ha un reddito al massimo pari a 15.493,71 euro;
- 247,90 euro se il reddito del conduttore non supera complessivamente 30.987,41 euro.
Quali sono i vantaggi e le agevolazioni per il proprietario?
La forma contrattuale della locazione a canone concordato è stata pensata con lo scopo di tenere più basso il canone per venire incontro alle esigenze di chi è costretto a prendere in affitto un immobile ma non ha la liquidità adatta per rivolgersi al libero mercato.
Nello stesso tempo però è sorta l'esigenza di incentivare i proprietari all'utilizzo di questa formula, riservando loro dei benefici fiscali.
Nello specifico, il locatore che concede un immobile in locazione a canone concordato ha diritto a:
- un'ulteriore riduzione del 30% del reddito imponibile dei fabbricati locati, già ridotto ordinariamente del 5%;
- una riduzione del 25% della base imponibile ai fini Imu e Tasi;
- un'aliquota del 10% anziché del 21% se si opta per la cedolare secca;
- nessun onere relativo a imposte di registro e di bollo sul contratto di locazione, sulla sua risoluzione o su eventuali proroghe se si sceglie l’applicazione dell’imposta nella forma della cedolare secca.
Cosa cambierà dal 2020 per la locazione a canone concordato?
La prima stesura del Disegno di Legge di Bilancio 2020 non portava buone notizie per i proprietari che hanno stipulato un contratto di locazione a canone concordato avvalendosi dell'opzione della cedolare secca.
Infatti il progetto del Governo era quello di far salire l'aliquota agevolata dal 10% al 12,5%.
Questa misura sarebbe andata a pesare sulle spalle dei proprietari, costretti a pagare tasse più alte, ma avrebbe avuto effetti negativi anche sull’offerta abitativa e, di conseguenza, non avrebbe giovato neanche agli inquilini.
Per questo gli operatori del settore immobiliare non hanno accolto bene la decisione del Governo e si sono opposti fermamente al provvedimento inserito in Manovra.
Così il Governo è tornato sui suoi passi e ha deciso di lasciare l'aliquota della cedolare secca al 10%; si intravede anche la possibilità che dal prossimo anno questa diventi strutturale per tutti gli affitti a canone concordato e non solo per quelli in Comuni con particolare densità abitativa o per case affittate a studenti.